L' abito femminile.
Tutto quello che oggi sappiamo sui costumi lo dobbiamo al grande maestro delle tradizioni popolari siciliane Giuseppe Pitrè, che, nel corso dei suoi anni raccolse e poi riunì, in un museo etnografico da lui fondato nel 1909, documentazioni sugli usi e sui costumi del popolo siciliano.
In Sicilia i costumi tradizionali antichi erano piuttosto semplici, ma in alcuni casi anche ricchi. L’abbigliamento tradizionale della donna e dell’uomo siciliano erano dunque composti da diversi capi realizzati con diverse manifatture, gli abiti quotidiani erano distinti da quelli della festa. I colori delle stoffe e i modelli erano frutto di influenze delle passate dominazioni e dei legami con le influenze religiose.
L’abito in foto, frutto di ricerche etnografiche, è di proprietà dell’Associazione Culturale Augustafolk ed è una riproduzione pressoché fedele degli abiti dei popolani in festa dell’Ottocento siciliano. Grazie alla cura del particolare, nonché alla ricerca e studio della realizzazione è divenuto una identità territoriale approvata dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari.
Il costume femminile è composto: da una gonna rossa lunga damascata che nei disegni richiama volutamente il barocco siciliano, da un grembiule di cotone bianco arricchito con pizzo san gallo, esaltato a cornice da un nastro di raso rosso, dai mutandoni in cotone bianco, che coprono le gambe sino sotto le ginocchia, arricchiti da pizzo san gallo e da un nastrino rosso all’estremità, da calze bianche, da scarpe di pelle nera con punta leggermente arrotondata e da una fibbia sulla monta del piede.
La parte superiore è composta da un corpetto di velluto nero, stretto alla vita per esaltare le curve femminili e allacciato da un nastrino rosso, la camicia bianca è anch'essa arricchita da pizzo san gallo e nastrino rosso nel girocollo e nei polsini.
Durante l'esibizioni del gruppo Augustafolk, i capelli delle donne sono raccolti nel classico “tuppu”, ciò deriva da un’antica usanza di raccogliere i capelli per facilitarne il lavoro e non avere la necessità di lavarli data la scarsa possibilità di un tempo.
Il vestito viene completato da uno scialle generalmente nero lavorato a mano, che veniva indossato per qualsiasi circostanza. Infatti, sempre il Pitrè ci riporta che lo scialle era un capo universale, che andava bene per ogni ora del giorno e della notte e per ogni stagione e veniva indossato dalle donne siciliane per ogni occasione, dal semplice disbrigo delle pratiche quotidiane, alle passeggiate in città. La bellezza e la preziosità del materiale aveva anche in un certo senso una funzione sociale.
In Sicilia i costumi tradizionali antichi erano piuttosto semplici, ma in alcuni casi anche ricchi. L’abbigliamento tradizionale della donna e dell’uomo siciliano erano dunque composti da diversi capi realizzati con diverse manifatture, gli abiti quotidiani erano distinti da quelli della festa. I colori delle stoffe e i modelli erano frutto di influenze delle passate dominazioni e dei legami con le influenze religiose.
L’abito in foto, frutto di ricerche etnografiche, è di proprietà dell’Associazione Culturale Augustafolk ed è una riproduzione pressoché fedele degli abiti dei popolani in festa dell’Ottocento siciliano. Grazie alla cura del particolare, nonché alla ricerca e studio della realizzazione è divenuto una identità territoriale approvata dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari.
Il costume femminile è composto: da una gonna rossa lunga damascata che nei disegni richiama volutamente il barocco siciliano, da un grembiule di cotone bianco arricchito con pizzo san gallo, esaltato a cornice da un nastro di raso rosso, dai mutandoni in cotone bianco, che coprono le gambe sino sotto le ginocchia, arricchiti da pizzo san gallo e da un nastrino rosso all’estremità, da calze bianche, da scarpe di pelle nera con punta leggermente arrotondata e da una fibbia sulla monta del piede.
La parte superiore è composta da un corpetto di velluto nero, stretto alla vita per esaltare le curve femminili e allacciato da un nastrino rosso, la camicia bianca è anch'essa arricchita da pizzo san gallo e nastrino rosso nel girocollo e nei polsini.
Durante l'esibizioni del gruppo Augustafolk, i capelli delle donne sono raccolti nel classico “tuppu”, ciò deriva da un’antica usanza di raccogliere i capelli per facilitarne il lavoro e non avere la necessità di lavarli data la scarsa possibilità di un tempo.
Il vestito viene completato da uno scialle generalmente nero lavorato a mano, che veniva indossato per qualsiasi circostanza. Infatti, sempre il Pitrè ci riporta che lo scialle era un capo universale, che andava bene per ogni ora del giorno e della notte e per ogni stagione e veniva indossato dalle donne siciliane per ogni occasione, dal semplice disbrigo delle pratiche quotidiane, alle passeggiate in città. La bellezza e la preziosità del materiale aveva anche in un certo senso una funzione sociale.
L'abito maschile
sezione in aggiornamento....
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